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 Gennaro Serena - exécuteur de Talleyrand

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AuteurMessage
Titus_Pibrac
Monsieur de Paris



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Gennaro Serena - exécuteur de Talleyrand Empty
MessageSujet: Gennaro Serena - exécuteur de Talleyrand   Gennaro Serena - exécuteur de Talleyrand EmptyVen 27 Juin 2008 - 9:03

Ci-joint un article sur Gennaro Serena, exécuteur de Benevento et d'Avellino, dont Talleyrand fut le fugitif prince sous Napoléon 1er.

http://avellino.agendaonline.it/articoli/avellinoboia.htm

Citation :

Gennaro Serena è nato nell'ex capoluogo del Principato Ulteriore verso il 1786 e nella sua città ha svolto, non sappiamo se a tempo pieno o "part time", come si dice oggi, un singolare quanto inusitato mestiere: il tirapiedi.

Tale si è dichiarato il giorno di Natale dell'anno 1810, allorché si è presentato davanti al Sindaco per far trascrivere la nascita, avvenuta due giorni prima, della figlia Mariangela, frutto del suo amore con la ventisettenne Maria Limongiello di Avellino, sua legittima moglie, si suppone.

Trasferita l'Intendenza, trasferito il Tribunale, è ovvio che a Montefusco non si eseguono più sentenze capitali, per cui il boia e il suo aiutante, in questo caso il nostro Gennaro Serena, necessariamente devono trasmigrare. E Gennaro Serena dovrà ben presto riprendere il suo ingrato lavoro.

Di tanto in tanto il palco approntato in Piazza della Libertà mostra tutto il suo lugubre fascino, al quale ben pochi sanno resistere. Un gran lavoro attende il nostro Gennaro ed il principale nel mattino del 6 maggio 1812, allorché la forca fu operosa più di una volta.

Ben cinque esecuzioni hanno luogo quella mattina. I condannati di quel giorno sono elementi ben noti, tristemente noti agli avellinesi ed a tutti gli italiani. Si tratta, nientemeno che di Lorenzo de Feo, il leggendario e implacabile brigante di S. Stefano del Sole, conosciuto dal popolo col nome Laurenziello.

Oltre a Lorenzo de Feo, il boia quel giorno impicca Luigi De Feo, fratello del brigante, Biagio Frasca, Vincenzo Venezia ed Antonio de Angelis, degni compari del capo brigante. Nel registro dei morti nello stesso giorno sono segnati altri quattro decessi avvenuti nella stessa Piazza e nei paraggi.

Le vittime si ebbero a causa degli incidenti causati dalla folla nel momento dell'esecuzione del bandito.

Un soldato impaurito della calca lascia partire un colpo. Il fuggi fuggi che ne segue lascia sul terreno quattro morti: Angelo della Pietra di cinquant'anni, da S. Martino; Felice Preziosi di anni 60, cardalana, di Tavernola; Marianna dei Gesi, di anni 40, di Atripalda; Nicoletta del Gaizo, di anni 67, morta nel Vico Secondo Casale Nuovo.

Ma il boia non lavora sodo solo quel giorno.

Il 26 giugno 1821 a Piazza Libertà si replica lo stesso sinistro spettacolo di alcuni anni prima.

Solo che a salire sulla forca questa volta non sono dei comuni briganti che infestano la provincia con saccheggi e omicidi, ma onesti e stimati intellettuali, professionisti e artigiani, rei di aver gridato Costituzione durante i moti del 1820, scoppiati nella nostra città nei primi giorni di luglio di quell'anno.

Il lavoro di Gennaro Serena, in qualche circostanza, ha richiesto la sua presenza anche fuori di Avellino.

Una triste "trasferta" di Gennaro e del suo principale, il "maestro di giustizia" Nicola Sabatino, avellinese di elezione, ebbe luogo nel novembre del 1814.

In quest'anno, infatti, nella capitale sannita, la Corte di Revisione del Principato di Benevento si era interessata di un grave omicidio avvenuto nei mesi precedenti. Il verdetto della Corte era stato implacabile: condanna a morte.

Nel giugno del 1813, frattanto, Luigi Beer aveva diramato nell'ex principato di Talleyrand l'ordinanza sul nuovo "Codice d'Istruzione.. ", entrato in vigore il 14 novembre 1813, col quale si stabiliva che la condanna a morte, da tale data, andava eseguita "alla francese", cioè mediante ghigliottinano

Destinatario della grave sentenza è uno dei tanti sbandati delle nostre terre dediti a delitti e atrocità efferati.

Pasquale T. (Don Giovanni Giordano, con una delicatezza non comune omette il cognome del reo destinato al patibolo), anni 37, nativo di Pastena, si è macchiato di una serie di gravi delitti: estorsione, "sparo", ferita grave, rissa e, infine, omicidio. Ma anche per Pasquale arriva il momento della resa dei conti che, sarà senza appello.

Il nuovo "strumento" di morte entrato in vigore con l'ordinanza Beer non si trova, però, nelle prigioni di Benevento. Oltre all'attrezzo nella stessa città difetta anche il personale "specializzato" per il suo uso.

La condanna, intanto, esige una esecuzione immediata anche quale segno di dimostrazione di efficienza della giustizia. Da qui la richiesta, come si usa tra buoni vicini, di un "prestito" ai cugini irpini.

Ottenuto il consenso, subito due "traine" sono inviati in Avellino per il trasferimento del nuovo aggeggio di morte in Benevento.

La ghigliottina, dopo la "buona reputazioen" acquistata in Francia a seguito del collaudatissimo impiego, stava trovando ampi consensi anche da noi.

Nella dolorosa "trasferta" dell'efficiente macchinario di morte troviamo anche i suoi manovratori irpini: il "maestro di giustizia" Nicola Sabatino ed il nostro Gennaro Serena, suo aiutante per lunghi anni ancora.

Nicola Sabatino, "esperto" nell'arte della morte, era nato a Sanseverino, da Domenico, nel 1766, circa. Anch'egli, come tanti altri, è uno dei nuovi "funzionari" venuto in Avellino per esercitare il suo "mestiere" voluto dalla legge. Sebbene meno noto del suo collega Paradiso, il boia di Montefusco, particolarmente attivo nel 1799, Nicola vanta al suo attivo una lunga carriera.

Il suo servizio termina, infatti, il 24 maggio del 1844 , giorno della sua morte, avvenuta nelle nuove "Prigioni Centrali" di Avellino. Prima in quelle vecchie del Largo e di Costantinopoli, poi in quelle del Carcere Centrale, le prigioni sono state il regno incontrastato di Nicola Sabatino per oltre un trentennio, in un incarico che richiedeva perizia e determinazione e anche continui aggiornamenti voluti dai mutevoli destini politici dei regni.

I nostri due "maestri di giustizia", Nicola e Gennaro, nella "trasferta" beneventana restarono impegnati ben tre giorni. Questa operazione fruttò loro un discreto gruzzolo: ducati 1,80 per "tre giorni di dimora", ducati 3 e grani 84 "per accesso e ricesso di miglia 16 a grani sei a miglio" e una indennità di altri 3 ducati per "armare e disarmare la guillottina"

Altri 36 grani furono spesi per l'acquisto di "un rotolo e mezzo" di sapone per ingrassare le guide della lama che, ad una prima prova, si era inceppata a metà corsa

Gennaro, spalmato il sapone lungo le due guide, può assicurare il suo principale che la lama scorre spedita e senza intoppi

E il giorno fissato per l'esecuzione, a mezzogiorno, Nicola Sabatino e Gennaro Serena non smentirono la loro professionalità anche con questo nuovo e strano, ma sbrigativo, strumento di morte.
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